OGD: ORGANISMO GENETICAMENTE DIVERSO - 10^ PARTE - PENA DI MORTE

Persone che continuano a cadere sempre a norma di legge.
Come ai tempi di Giordano Bruno. Ancora oggi continuano a bruciare le streghe. Solo che a farlo non è più lo Stato Pontificio.
L’eutanasia chiamata pena di morte è applicata ancora in circa quaranta Paesi. Si parla di un olocausto perpetuo che dura dalla notte dei tempi e che, se pur in diminuzione, continua a mietere vittime.
Ultimamente si viaggia ad una media di più di quattromila esecuzioni stimate all'anno. Stimate già. Perché in alcuni paesi vige il segreto di stato. Il Vietnam, l’Iraq, la Cina e la vicina Bielorussia uccidono senza dirlo. Son timidi, introversi, non gli piace vantarsi.
Alle Maldive, in Yemen, in Arabia Saudita e in Iran si fanno esecuzioni anche su minorenni.
Nei paesi arabi si usano ancora metodi medievali o addirittura precristiani.
In Arabia Saudita si trascina il condannato a morte, con le mani legate, davanti alla moschea più grande della città. Come nel Marchese del Grillo ad assistere di solito è una gran folla urlante. E sotto il grido della folla “Allah è grande” il boia sguaina la sua spada e recide la testa del condannato. Nel migliore dei casi basta un colpo. Altrimenti… lascio spazio alla vostra immaginazione. La testa mozzata poi viene appesa dal boia alla finestra della moschea per un paio d’ore in modo che i fedeli possano fare la loro preghiera di mezzogiorno davanti al capo grondante dell’ucciso. Ci sono circa ottanta decapitazioni all'anno in Arabia. Dov'è l’occidente in questi casi?
In alcuni casi e in alcuni paesi il condannato viene avvolto in un lenzuolo bianco. Non è un segno di purezza. È un segno di morte. È un lenzuolo funebre. Viene avvolto in un sudario come per dirgli che morirà di certo. Viene avvolto da testa a piedi, perché così è anche più facile da prendere a sassate. Lui non vede e tu non lo vedi. Se devi scagliare pietre contro uno che ti guarda impaurito potresti avere ripensamenti. Ma se non lo vedi la tua coscienza sarà più pulita. Lo si interra fino alla vita, le donne fino alle ascelle. Funzionari e cittadini prendono le pietre portate sul luogo dell’esecuzione. Non sono massi enormi. Sennò con un colpo o due muore subito. Sono pietre di piccole dimensioni. Il condannato deve morire, certo. Ma soprattutto deve soffrire. E come in un gioco sadico deve avere una possibilità, remota, di poter sopravvivere. Se sopravvive dopo tutte le sassate, cosa più unica che rara, sarà ormai ridotto in fin di vita. E comunque dovrà rimanere prigioniero per 15 anni prima della scarcerazione. “Dov'è l’occidente?” vi starete chiedendo. Ecco l’occidente.
“Per alcuni prigionieri ci vogliono molti minuti prima di morire mentre altri cadono in preda all'angoscia… Nuovi studi arrivano alla conclusione che, anche se l’iniezione letale è somministrata senza errori tecnici, nei giustiziati potrebbe verificarsi uno stato di soffocamento; quindi la visione convenzionale dell’iniezione letale come una morte serena e indolore è discutibile”.
Discutibile. Juan Mendez, il 23 ottobre 2012 al Comitato diritti umani dell’Assemblea Generale dell’ONU, dice le parole che avete letto.
La spada e le pietre lasciano il posto ad una semplice e piccola siringa. Il boia diventa un infermiere. Ma mi chiedo: dov'è la civiltà? In oriente o in occidente? È più civile una sassata o un’iniezione? Si può almeno dubitare sulla civiltà sia dell’una che dell’altra oppure dobbiamo chinare il capo di fronte a queste leggi immonde?
Pentobarbital. È questo il farmaco usato negli Stati Uniti d’America. È un barbiturico economico che ha una ampissima diffusione. È un farmaco comune. Si usa per curare, o meglio, per lenire i dolori degli epilettici o degli affetti da Morbo di Huntington. Ma non nasce come un farmaco lenitivo. Nasce come un farmaco eutanasico. Non per esseri umani. Almeno inizialmente nasce per sopprimere animali. In particolare per i cavalli zoppi o malati.
Entra in circolo, cominci ad avere difficoltà a respirare, poi ti fa sobbalzare spaccandoti il cuore come se ti facessero saltare con un defibrillatore. Poi il tuo respiro si ferma.
È questo il civile occidente?
Il problema grave è che noi ci indigniamo e basta. Siamo dei maestri dell’indignazione. Alla quale però non facciamo mai seguire delle azioni concrete. A dire il vero non riusciamo neanche a capire che ciò che è accaduto in passato o che sta accadendo in altre parti del mondo adesso in realtà è pane quotidiano anche nel presente del nostro Paese. Un pane avvelenato.
Prendo in prestito una frase di Marco Paolini che dice che non dobbiamo indignarci: “L’indignazione in Italia dura il tempo di un orgasmo. E dopo viene sonno”.
Daniele Levis
...continua...

     

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