VOI, RAGAZZI DI OGGI

Ho pubblicato un post, un po' forte, su Facebook che ha avuto alcune reazioni molto interessanti.

Questo era il post:
Chi mi conosce sa che sono stato (e tuttora mi sento) animatore di adolescenti... ma non scrivo per partito preso.
Premetto che non sarò educato ma non è una novità.
Leggo e sento molti adulti, molti insegnanti, molti maestri, molti professori, che evidentemente si credono stocazzo, criticare continuamente i ragazzi di oggi e i loro genitori.
Questo ritornello lo sento da quando son piccino, quindi tra un po' i "ragazzi di oggi" di 30 anni fa saranno quelli che parleranno male dei "ragazzi di oggi" di domani. Sempre la solita storia dei genitori che non dicono mai di no, che non c'è più rispetto dei ruoli e degli anziani. Parole vuote ripassate con le cipolle.
Ma è possibile che nessuno si fermi ad analizzare cosa significa essere ragazzi oggi? Cosa significa essere genitori oggi? Ma poi, egregi signori, vi ricordate di come eravate voi? Di come erano i ragazzi quando voi eravate ragazzi? Di come erano i genitori di quando eravate ragazzi?
È insopportabile leggere di continuo parole velenose che puntano l'indice verso i ragazzi di oggi e verso i loro genitori!
Se non ve ne siete accorti, il mondo negli ultimi 30 anni è cambiato come mai nella storia. E cambierà ancora e ancora a una velocità che non possiamo neanche immaginare. E soprattutto cambierà a prescindere dal vostro pensiero velenoso. Che ricordo volete lasciare ai ragazzi di oggi e ai loro genitori? Un ricordo lontano e sfocato pieno di livore o un ricordo nitido e presente pieno di curiosità?

Questa invece è la mia risposta, a sintesi dei vari interventi:
Volevo ringraziare tutti voi e scusarmi per quello "stocazzo", ma senza non avreste risposto! 
Mi fa piacere vedere che ci può essere dialogo su quella che, secondo me, sarà la materia del futuro: solidarietà fra generazioni, dove solidarietà significa comprendere i sentimenti, condividere i bisogni, sostenere le diversità. 
Leggendo con attenzione le vostre risposte emerge un fatto che ricorda un po' quello che sta accadendo con gli stranieri. Ovvero che c'è uno scollamento dal senso di comunità che crea diffidenza, a tratti paura, e sdegno verso le nuove generazioni. Dall'altra parte, invece, questa scollatura crea, come spesso accade, ribellione verso gli adulti.
"Questi livelli non li vedevo nemmeno nella periferia malfamata vicino casa mia".
"Generazione dopo generazione, sempre peggio".
"Una carenza di educazione nei giovani come quella attuale io non l'ho mai vista nel corso degli anni". 
Questo è un grido utile e legittimo. Però deve essere un punto di partenza per affrontare insieme le difficoltà e non dove essere un pretesto per tirare su muri.
"Bisogna interrogarsi sui perché".
"Qualcosa è cambiato in questi anni e in modo esponenziale".
"Noi viviamo una società liquida e quelli che erano considerati punti di riferimento sono venuti a mancare".
"Tutti sgomitiamo per ottenere il "qui ed ora", la felicità a tutti i costi, ed è questo che stiamo trasmettendo alle nuove generazioni". 
È importante chiedersi quale siano le istituzioni e le categorie più in difficoltà da cui possiamo ripartire e cosa fare per ripartire.
"La scuola dove lavorate è la stessa in cui lavoravano gli insegnanti 50 anni fa. È il mondo intorno a essere cambiato. E non do la colpa agli insegnanti. La colpa è degli intellettuali e delle istituzioni".
"Spesso i genitori sono degli "eterni adolescenti" incapaci di contenere le ansie, le paure e di porsi come guida".
"La sfida per il Futuro sarà proprio quella di restituire fondatezza a questa Istituzione (Famiglia) così bistrattata".
"Un bambino è educato da tutta la società che ha intorno, non certo solo dai genitori".
"Io non posso curare tutti nello stesso modo, devo considerare il vissuto, la famiglia che hanno e tutte le parti che in teoria compongono la vita".
"Costruire un tessuto sociale differente, all'interno del quale ci si senta liberi di esprimere sé stessi ma nel rispetto delle altrui libertà".
"L'insegnamento consiste nell'esempio". 
Qualcosa si sta muovendo? Ci sono dei miglioramenti?
"Qualcosa sta cambiando, piano, molto piano, ma sta cambiando. La generazione che ci ha cresciuti (1950/1960) ha oziato un po' accontentandosi di regole già decise e stabilite, perdendo la curiosità e non trasmettendola ai figli. Oggi vedo genitori nuovi e propositivi, non tutti purtroppo, ma molti sì. I figli di conseguenza sono curiosi e positivi, propositivi e partecipi, magari anche un po' fuori dagli schemi e questo deve far crescere e cambiare il sistema e gli insegnanti. In questo le famiglie devono essere coprotagoniste altrimenti sarà una lotta eterna". 
Mi permetto di ribadire, modificandolo nei toni, il mio discorso iniziale.
"Dobbiamo analizzare cosa significa essere ragazzi oggi! Cosa significa essere genitori oggi! Ci ricordiamo di come eravamo noi? Di come erano i ragazzi quando noi eravamo ragazzi? Di come erano i genitori di quando eravamo ragazzi?
Il mondo negli ultimi 30 anni è cambiato come mai nella storia. E cambierà ancora e ancora a una velocità che non possiamo neanche immaginare. E soprattutto cambierà a prescindere dal nostro pensiero livoroso.
I ragazzi della mia età erano educati? I ragazzi del '68 erano educati? Dove finisce l'educazione e comincia la ribellione? Il filo è sottile.
In pochi ci soffermiamo a cercare di capire l'altro, io sono il primo, e in tanti giudichiamo, io sono il primo. Perché lo facciamo? Dentro di noi c'è sempre un fascismo latente a mio avviso, che a volte sfocia in rancore, rabbia, livore. E non solo nei confronti dello straniero ma anche e soprattutto nei confronti di chi è diverso da noi e vive accanto a noi, anche in famiglia. E i ragazzi di oggi sono diversi da me! Ognuno di loro è diverso da me. Io, spesso, lascio che questo fascismo latente vinca su di me, ma ogni tanto bisogna fermarsi a pensare e provare, poi, a cambiare.
Quindi non ne facciamo una guerra fra categorie! Fra insegnanti e genitori! Fra ragazzi buoni e cattivi! Non cadiamo nella trappola della guerra fra generazioni e categorie che è quello che vuole questo sistema. I nemici sono altri e spesso il nemico è dentro di noi". 
Grazie davvero perché mi avete dato spunti interessanti e soprattutto storie vissute sulla vostra e nostra pelle. A me sta a cuore questo tema (non solo da babbo o ex animatore) perché, a mio avviso, sarà alla base del futuro che vivremo a breve.
Finisco con la domanda iniziale perché, da buon "bennatiano", è sempre bene avere dubbi: "Che ricordo vogliamo lasciare ai ragazzi di oggi e ai loro genitori? Un ricordo lontano e sfocato pieno di livore o un ricordo nitido e presente pieno di curiosità?".

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