I SACRAMENTI AI DISABILI MENTALI

Per fare titoloni conto la Chiesa Cattolica basta poco. Tutto fa scandalo. Così è stato anche per il presunto caso di Comunione negata ad un piccolo disabile mentale in quel di Comacchio. Quando si parla di pedofilia o di ruberie tendo sempre a dare più peso alla "verità" della parte (presunta) lesa che a quella di alcuni porporati. In casi come quello di Comacchio, che riguardano più il diritto canonico, mi affido alla voce della Chiesa gerarchica. I giornali hanno scritto a nove colonne "Comunione negata a bambino disabile". Andiamo a vedere cosa ha detto, in un’intervista, il vescovo di Ferrara e Comacchio, monsignor Paolo Rabitti.
Il parroco di Porto Garibaldi ha organizzato la preparazione alla Prima Comunione dei bambini dallo scorso anno: servono due anni di preparazione. La Prima Comunione avviene nel giorno del Giovedì Santo ed una coppia di genitori, non parrocchiani, si è rivolta al parroco solo il 29 febbraio scorso per far avere al figlio disabile cerebroleso la Prima Comunione. Il parroco ha accolto di buon grado la richiesta. Mi diceva di aver acquistato alcuni sussidi per potersi attrezzare maggiormente, perché era la prima volta che gli capitava un caso del genere. Aveva chiesto ai genitori di partecipare con il bambino alla celebrazione della Messa, ma sono venuti solo poche volte: il bambino avrà partecipato un paio di volte alla Messa e altrettante agli incontri di catechesi. La Comunione sarebbe stata impartita, quindi, con soli due o tre incontri e con due Messe praticate. Il parroco, quindi, ha comunicato ai genitori che secondo lui i tempi non erano ancora maturi. Diciamo, quindi, che il Sacramento della Prima Comunione, per questo bambino, è solamente rimandato ad un altro momento più opportuno, in cui la preparazione venga effettuata in maniera compiuta. I genitori sono quindi venuti in Curia, e qui gli è stato detto di fare una cosa: mandare il figlio in Chiesa, il giorno della Prima Comunione, insieme agli amici, seduto sugli stessi banchi. Il parroco si sarebbe avvicinato al bambino, avrebbe fatto per lui la stessa gestualità, gli avrebbe dato una carezza e, in questo senso, quell’eventuale percezione che il bambino avrebbe potuto avere nel dire ‘i miei amici sì ed io no’, sarebbe stata scongiurata. Cosa che, tra l’altro, è avvenuta. Papa Benedetto XVI dice che quando una famiglia è in piena fede e la loro creatura è disabile in senso totale, i Sacramenti vanno dati perché la fede della famiglia reggerà per tutta la vita questa creatura. Un documento della Conferenza Episcopale dice di dover evitare due cose: uno, far fare alla creatura disabile un esame di sesto grado prima di accedere ai Sacramenti; due, portarlo ai Sacramenti con in un’impreparazione totale. Forte di quest’ultimo aspetto, dal quale risultava appunto l’impreparazione, almeno gestuale - il ragazzo aveva precedentemente sputato una particola non consacrata - si è quindi ritenuto di dover assuefarlo di più, attraverso un maggior impegno, all’idea del Sacramento per poter fare poi la Comunione con maggiore serenità.
Letto questo, per me, il caso è chiuso.
Ringrazio comunque i "giornalai" che hanno cercato facile gloria, perché mi hanno dato la possibilità di approfondire il tema, molto interessante per un cattolico, dell'avvicinamento ai Sacramenti delle persone con disabilità mentali. Devo dire che, come per altri argomenti, la Chiesa ha fatto importanti passi in avanti sotto la guida di Benedetto XVI.
Vi lascio con un brano del Nuovo Testamento, qualche articolo del Codice di Diritto Canonico e del Catechismo della Chiesa Cattolica, una parte dell'esortazione apostolica Sacramentum Caritatis e con delle indicazioni dell'Ufficio Catechistico Nazionale.
Prima lettera di San Paolo apostolo ai corinzi (1Cor 11,23-29)
Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

Codice di diritto Canonico
777. In modo peculiare il parroco, tenute presenti le norme stabilite dal Vescovo diocesano, curi: 1) che si impartisca una catechesi adatta in vista della celebrazione dei sacramenti; 2) che i fanciulli, mediante l'istruzione catechetica impartita per un congruo tempo, siano debitamente preparati alla prima ricezione dei sacramenti della penitenza e della santissima Eucaristia, come pure al sacramento della confermazione; 3) che i medesimi, ricevuta la prima comunione, abbiano una più abbondante e più profonda formazione catechetica; 4) che l'istruzione catechetica sia trasmessa anche a quelli che sono impediti nella mente o nel corpo, per quanto lo permette la loro condizione; 5) che la fede dei giovani e degli adulti, con svariate forme e iniziative, sia difesa, illuminata e fatta progredire.
843. §1. I ministri sacri non possono negare i sacramenti a coloro che li chiedano opportunamente, siano ben disposti e non ne abbiano dal diritto la proibizione di riceverli.
§2. I pastori d'anime e gli altri fedeli, ciascuno secondo i compiti che ha nella Chiesa, hanno il dovere di curare che coloro che chiedono i sacramenti, siano preparati a riceverli mediante la dovuta evangelizzazione e formazione catechetica, in conformità alle norme emanate dalla competente autorità.
913. §1. Per poter amministrare la santissima Eucaristia ai fanciulli, si richiede che essi posseggano una sufficiente conoscenza e una accurata preparazione, così da percepire, secondo la loro capacità, il mistero di Cristo ed essere in grado di assumere con fede e devozione il Corpo del Signore.

Catechismo della Chiesa Cattolica
1379. La santa riserva (tabernacolo) era inizialmente destinata a custodire in modo degno l'Eucaristia perché potesse essere portata agli infermi e agli assenti, al di fuori della Messa.
1509. “Guarite gli infermi!” ( Mt 10,8 ). Questo compito la Chiesa l'ha ricevuto dal Signore e cerca di attuarlo sia attraverso le cure che presta ai malati sia mediante la preghiera di intercessione con la quale li accompagna. Essa crede nella presenza vivificante di Cristo, medico delle anime e dei corpi. Questa presenza è particolarmente operante nei sacramenti e in modo tutto speciale nell'Eucaristia, pane che dà la vita eterna e al cui legame con la salute del corpo san Paolo allude.

Esortazione apostolica Sacramentum Caritatis del Santo Padre Benedetto XVI
«Actuosa participatio» degli infermi
58. Considerando la condizione di coloro che per motivi di salute o di età non possono recarsi nei luoghi di culto, vorrei richiamare l'attenzione di tutta la comunità ecclesiale sulla necessità pastorale di assicurare l'assistenza spirituale ai malati, a quelli che restano nelle proprie case o che si trovano in ospedale. Più volte nel Sinodo dei Vescovi si è fatto cenno alla loro condizione. Occorre fare in modo che questi nostri fratelli possano accostarsi con frequenza alla Comunione sacramentale. Rinforzando in tal modo il rapporto con Cristo crocifisso e risorto, potranno sentire la propria esistenza pienamente inserita nella vita e nella missione della Chiesa mediante l'offerta della propria sofferenza in unione col sacrificio di nostro Signore. Un'attenzione particolare deve essere riservata ai disabili; là dove la loro condizione lo permette, la comunità cristiana deve favorire la loro partecipazione alla celebrazione nel luogo di culto. In proposito, si faccia in modo che siano rimossi negli edifici sacri eventuali ostacoli architettonici che impediscono ai disabili l'accesso. Infine, venga assicurata anche la comunione eucaristica, per quanto possibile, ai disabili mentali, battezzati e cresimati: essi ricevono l'Eucaristia nella fede anche della famiglia o della comunità che li accompagna.

Ufficio Catechistico Nazionale - L'iniziazione cristiana alle persone disabili
I sacramenti, prima di essere segni di salvezza per l'uomo, sono segno-presenza di Cristo e della sua Chiesa. Sono segno dell'amore di Dio, un Dio che ama sempre la sua creatura, prima ancora che questa possa riamarlo; anzi, anche quando questa di fatto non lo ama. L’amore di Dio è orientato in particolare verso chi è più bisognoso di sostegno nel corpo e nello spirito, come dimostra l’atteggiamento di Gesù nei confronti dei poveri e dei sofferenti, testimoniato dai racconti evangelici.
L'integrazione dei disabili nella vita della comunità parrocchiale comporta la possibilità concreta di ammetterli ai sacramenti, seguendo il cammino dell’Iniziazione cristiana e della crescita nella vita di fede.
Essi hanno perciò il diritto (come tutti) di partecipare, normalmente, al banchetto della vita cristiana, usufruendo dei doni di Dio, come sacramenti del suo amore liberante. “I sacramenti dell’Iniziazione cristiana portano i fedeli a quella maturità cristiana per cui possono compiere nella Chiesa e nel mondo la missione propria del popolo di Dio. Questo itinerario, uguale per tutti, deve essere adattato alle varie condizioni ed età di coloro che credono in Cristo e chiedono di entrare nella comunità dei suoi discepoli”.
Per i disabili mentali, agli effetti della loro ammissione ai sacramenti, non si deve pensare ad una proposta di fede e di catechesi di tipo "intellettualistica", quasi che essi si debbano impossessare di concetti di fede a basi dottrinali. Si può arrivare a conoscere Gesù, Figlio del Padre, animato dallo Spirito Santo, senza essere costretti ad analisi intellettuali. Le mediazioni posso essere di tipo esistenziale e relazionale: "Con Gesù possiamo essere amici di Dio nostro Padre"; "Gesù ci insegna, attraverso il suo Spirito di Amore, come essere amici di Dio".
Si tratta quasi di una "teologia affettiva", ove nel rapporto con Dio viene prima il cuore e poi la mente. Si instaura relazione, mediata da una comprensione affettiva, che potrà essere immessa nella vita religiosa dei disabili. L’intelligenza e la razionalità non sono le sole facoltà della persona  ad essere interessate alla proposta catechistica. L'affettività deve essere capace di accogliere e poi di rispondere. Non si deve avere paura, pertanto, di mettere anche chi ha insufficienze mentali a contatto con il Signore attraverso la preghiera personale e i sacramenti.
Si deve ritenere che persone con disabilità mentale, anche se "non capiscono o hanno ritardi nella formazione culturale e psicologica", non possono essere escluse dal ricevere tali doni di amore accogliente, se non si vuole cadere in una vera forma di discriminazione. La privazione del dono di Gesù sarebbe ancora un marchio estremo del rifiuto da parte della società e della stessa comunità ecclesiale. Non c'è niente di più evangelicamente assurdo e quindi insopportabile del privare le persone disabili di un bene salvifico.
Come tutti i chiamati alla vita, anche essi hanno diritto di condividere i tesori offerti da Dio: essendo nati alla vita, come tutti, hanno bisogno del battesimo per vivere da figli di Dio; dovendo vivere una normale vita di fede, come tutti i battezzati, anch'essi hanno bisogno del nutrimento dell'Eucaristia e del perdono di Dio; dovendo crescere nella esperienza della fede come gli altri battezzati, hanno bisogno di ricevere la Confermazione e l’Unzione degli infermi, che dà la forza, la pazienza e la fiducia nella malattia e nel passaggio verso Dio.
C’è chi ritiene che Dio può offrire salvezza per la particolare condizione di sofferenza in cui certi soggetti vivono indipendentemente dal fatto che si offrano segni di salvezza nella comunità cristiana.
E questo si pensa anche per i sacramenti dell’Iniziazione Cristiana impartiti alle persone con disabilità mentale. Ma, perché non dare ad essi questi sacramenti?
Circa i disabili psichici occorrono alcune considerazioni ulteriori. Sono pochissimi quelli con i quali non ci sia nessuna possibilità di comunicazione e per i quali non si possa dire nulla circa il loro stato di consapevolezza o il livello di fede.
I malati mentali, anche con i disturbi psi­cotici più gravi e cronici o con limitazioni non totali derivanti da danni cerebrali, oggi, grazie al cambiamento degli ambienti di ospitalità, alle nuove cure farmacologiche o psicoterapeutiche, hanno lunghi periodi di remissione.
Il rischio è che per la difficoltà del dialogo e della comunica­zione (forse per i pregiudizi o le paure che a volte ci si trascina die­tro inconsapevolmente), non si faccia una valutazione accurata o non si diano sufficienti possibilità di preparazione catechetica.
Per l’ammissione all'Eucaristia  dei disabili psichici opportunamente preparati, basta il desiderio manifestato, an­che con un linguaggio non verbale nelle relazioni che stabili­scono con i catechisti o con quelli con i quali celebrano, e la condivisione della fede, della preghiera e della consapevolezza che quel Pane ha un riferimento a Gesù che viene invocato nelle preghiere e nella celebrazione liturgica.
Certo la catechesi dovrà continuare anche dopo l’ammissione ai sacramenti, per aumentare la consapevolezza del mistero di amore a cui si è chiamati a partecipare.
Ci chiediamo: per questi nostri fratelli, che non possono per­dere lo stato di grazia, che sono certo le membra perfette del cor­po di Cristo, che non possono essere indegni di riceverlo, non si può presumere che il Signore entri eucaristicamente in comunio­ne con loro per «pura grazia» (nel senso più assoluto) anche sen­za una consapevolezza e un desiderio espresso (non verificabile)?
Perché essere par­simoniosi nel dare i doni della grazia di Dio, quando il Signore è sempre abbondante?
Di per sé il Battesimo è impartito ai bambini senza chiedere alcuna adesione di tipo personale, volontaria. Se ne fa garante della fede la famiglia e la comunità. Perciò nessun tipo di disabilità mentale, per quanto grave, è motivo sufficiente per escludere alcuno.
La celebrazione dell’Eucaristia è il centro della vita cristiana, il dono più grande che Gesù ha fatto ai suoi discepoli.

Commenti