
Anche gli italiani sono stati colpiti da un'improvvisa botta di archeologia collettiva che come un virus ha travolto milioni di esseri indifesi lasciandoli tramortiti per alcuni giorni. Poi così com'è arrivata, all'improvviso una mattina è andata via. E quando un virus abbandona la tua debole carne poi non ci pensi più. Quello che prima sembrava un essere morente torna a essere un arzillo bipede saltellante. Un bipede che quando vede un cantiere bloccato per la scoperta di reperti archeologici bestemmia per settimane. Un bipede che al massimo può etichettare come reperto antico un vinile di Scialpi.
E allora mi vengono in mente i tanti club archeologici che abbiamo sparsi per le nostre bellissime città, costretti a ammassare in piccoli magazzini tutto, o quasi tutto, quello che riescono a reperire con tanta fatica.
Nella mia Scandicci c'è un piccolo club che lavora nella pressoché totale indifferenza dei cittadini e dell'amministrazione. Eppure va avanti imperterrito alla ricerca di qualsiasi cosa possa rendere ancor più speciale il suo lavoro, la sua passione e la sua (e mia) città.

Così è Scandicci, così sono migliaia di città italiane che potrebbero rifiorire offrendo quello che di meglio hanno: la loro Storia.
Che la morte di Khaled al-Asaad possa servire (anche) a esaudire i nostri sogni.
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